HASHTAG ACTIVISM
Ormai siamo abituati ad utilizzare quasi quotidianamente gli hashtag. Li usiamo per ottenere like e followers, per fare ricerche e per filtrare i contenuti. Ma dal primo hastag ad oggi cos’è cambiato?
In questo articolo vogliamo raccontarvi quanto gli hashtag possano essere utili anche a fini non prettamente di marketing! Gli hashtag possono e devono fare bene :)
IL PRIMO HASHTAG
How do you feel about using #(pound) for groups. As in #barcamp [msg]?
Inizia così la storia dell’hashtag. Un semplice tweet di @Chris Messina (Open-Source Advocate), con lo scopo di facilitare l’individuazione di temi specifici.

Ricompare poi in occasione di alcuni incendi che hanno colpito i boschi di San Diego.
Oggi, grazie agli hashtags, possiamo immergerci in gruppi di notizie, utilizzarli come filtri, mettere in evidenza i nostri contenuti.
Il primo social ad utilizzarli è stato Twitter, ma è Instagram a decretarne il successo aggiungendo questa funzionalità nel 2011.
Anche in Facebook dal 2013 è possibile creare post con hashtag ma con regole leggermente differenti. Facebook infatti non mostra tutti i risultati indirizzati all’hashtag, ma solo alcuni ed in ordine di importanza. Quindi troviamo post di amici, pagine che seguiamo, ma non di sconosciuti. La mancanza di viralità e diffusione forse spiega come mai non siano mai decollati su questo social.
GLI HASHTAG OGGI
Il mondo si rivolge sempre più spesso ai social media per reperire informazioni e notizie attuali, utilizzandolo non più solo come filtro d’identificazione di argomenti, ma come vero e proprio strumento per veicolare campagne pubblicitarie e social.
Uno studio americano rivela che il 53% degli adulti americani ha preso parte in almeno una delle attività promosse tramite hashtags.
Usare gli hashtag più popolari ti aiuta ad aumentare il numero di followers. Seleziona però i termini che davvero ti rappresentano per non attirare persone distanti dal tuo messaggio e dal tuo target.
HASHTAG FOR COMPANIES
I social sono ormai uno degli strumenti di marketing più importanti nelle aziende. Molte realtà utilizzano la rete web come canale di comunicazione per parlare del loro impegno verso la società e per rafforzare la brand awareness.
Secondo una ricerca di Top Employers Institute il 92% delle aziende investe in programmi di responsabilità sociale (Corporate Social Responsability), crescendo in reputazione, engagement e business.
Un’azienda che gestisce strategicamente i social ha quindi una maggiore visibilità, comunica più velocemente e costruisce relazioni più stabili con i propri clienti.
La funzione principale dei social media deve essere infatti quella di comunicare. Chi crea un nuovo profilo con il solo scopo di vendere, non raggiungerà mai pienamente l’obiettivo sperato.
I piani di comunicazione che vengono sviluppati sui social attraverso campagne, molto spesso utilizzano come strumento principale di diffusione l’hashtag.
Scopri con noi come si crea una community attorno ad un hashtag:
1- #SHAREYOUREARS
Da quasi 37 anni Disney supporta Make-A-Wish nella sua missione: “Ogni giorno noi di Make-A-Wish® Italia ci impegniamo con passione, dedizione e professionalità a realizzare il suo desiderio del cuore per donargli una vita migliore e aiutarlo a ritrovare la speranza”. Ad oggi hanno realizzato più di 100.000 desideri insieme.
#SHAREYOUREARS è un hashtag lanciato dalla Disney. Raccoglie foto con le orecchie di topolino. Per ogni partecipante l’azienda dona $ 5 all’associazione “Make a Wish”. Grazie all’enorme supporto degli utenti, la Disney è riuscita a raccogliere $ 2 milioni.

2- #ODIAMOGLISPRECHI
Si tratta di una campagna lanciata da una società che lavora nel settore energetico, E.ON Italia, contro gli sprechi energetici. L’azienda si presenta con una nuova strategia che ha come concept #odiamoglisprechi. E così, per lanciare il messaggio, il palazzo dello storico locale Radetzky è stato ricoperto con una colata di ghiaccio finto. L’insegna appesa cita “Lasciato il condizionatore acceso? #odiamoglisprechi”.
Una provocazione che ha generato lo stupore di tutti i passanti in strada, nei bar, nel quartiere, diffondendo il dibattito ambientale anche nei social; #palazzoghiacciato e #odiamoglisprechi sono diventati trend topic per due giorni interi
3- #UNALBEROÈ
Conlegno (Consorzio Servizi Legno Sughero) e Legambiente hanno trasformato 2000 post in 40 alberi!
La campagna ‘Per fare un albero ci vuole un hashtag’ si è svolta durante la giornata della Festa nazionale dell’albero, il 21 novembre 2017, ed è entrata tra le tendenze social del giorno. Le due società coinvolte hanno deciso di donare un albero ad una zona d’intervento bisognosa, ogni 50 post pubblicati con l’hashtag #unalberoè.
Fondamentale è stato il coinvolgimento dei cittadini, chiamati a prendere parte attivamente al progetto, sensibilizzando l’opinione pubblica nei confronti di un tema che tocca tutti da vicino
Ha affermato Fausto Iaccheri, presidente del Consorzio.

4- #METTIAMOCELOINTESTA
UNHCR (Agenzia ONU per i rifugiati) ha avviato una raccolta fondi per garantire l’istruzione ai bambini rifugiati legato ad una donazione tramite SMS.
Accanto ad una diffusione tramite canali convenzionali, è nata anche una campagna social #mettiamocelointesta che invita a condividere sui social una propria foto, con un libro in testa motivando la scelta di quel volume.
Il gesto rappresenta che, come noi abbiamo avuto la possibilità di fare una scelta nella nostra vita, anche i bambini rifugiati dovrebbero averla.
Mettiamocelo in testa: solo l’istruzione può salvare la vita e il futuro di un bambino rifugiato – UNHCR
5- #SPEAKBEAUTIFUL
“Let’s change the way we talk about beauty on social” è la campagna lanciata su Twitter nel 2015 dall’azienda di creme e prodotti di bellezza Dove che dichiara:
Ai social media piace giudicare. Troppo spesso, questi giudizi, hanno un impatto negativo sulla stima di noi stessi, così tanto che l’80% dei commenti negativi sul corpo delle donne riguardano loro stesse.
Twitter e Dove hanno così deciso di collaborare per cercare di rendere i social media un posto migliore. Le donne di tutto il mondo hanno condiviso quindi foto che indicassero il proprio amore per sé, incoraggiando le altre a fare lo stesso.
#SpeakBeautiful è diventato il filo conduttore di tutti questi post.
L’account ufficiale @Dove inoltre, per ogni tweet negativo, replicava invitando i creatori a tenere un linguaggio più civile sul web.
Per tutto l’anno 2015, le donne hanno utilizzato l’hashtag più di 168.000 volte e le impression sui social sono state oltre 800 milioni.
HASHTAG FOR ACTIVISM
Gli hashtag però non sono solo per le aziende e per gli influencer.
Spesso assistiamo a fenomeni di diffusione sui social da parte di persone comuni di tematiche di forte impatto sociale attraverso hashtag.
La forza consiste nel fatto che non si ha bisogno di una grande folla per divulgare la campagna, ma un individuo può iniziarla anche da solo, facendola crescere all’interno della propria cerchia.
Non necessariamente chi condivide l’hashtag è un attivista, anzi, la maggior parte delle persone vuole semplicemente dimostrare il suo interesse verso la causa.
La facilità di condivisione permette infatti, a chiunque abbia lo stesso pensiero, di agire allo scopo di aumentare la visibilità del problema.
1- #OCCUPYWALLSTREET
È stata la prima campagna hashtag a nascere online grazie alle riunioni di manifestanti. Si tratta di un movimento di contestazione pacifica nato nel settembre 2011 che, dai social, si è concretizzato in una protesta nella città di New York presso Zuccotty Park. Ciò che caratterizza questo movimento, come la maggior parte delle campagne sul web, è l’assenza di un leader o di un “centro di potere”, visto che sono state mobilitate migliaia di persone esclusivamente via Internet.
Oggi la protesta si è diffusa anche in altre città per es. #OccupyBoston, seguito da #OccupyDenver e #OccupySD.

2- #METOO
È un movimento contro le molestie sulle donne che nasce nell’ottobre 2017 allo scopo di dimostrare la frequenza delle violenze subite.
Secondo il famoso settimanale Time, #MeeToo è diventato “una sorta di resa dei conti collettiva: nata però come atto di coraggio individuale”.
CNN, la famosa emittente televisiva statunitense, afferma che l’hashtag è stato usato 825.000 volte su Twitter da domenica pomeriggio a martedì, mentre su Facebook, in meno di 24 ore, 4.7 milioni di persone al mondo hanno preso parte alla campagna, con più di 12 milioni di post, commenti e reazioni.
Secondo il social media infatti, più del 45% degli abitanti negli Stati Uniti sono amici di qualcuno che ha postato un messaggio contenente l’espressione “MeToo”.
L’hashtag viene accreditato all’attrice Alyssa Milano.

3- #BLACKLIVESMATTER
È un movimento attivista internazionale nella lotta contro il razzismo, originato dalle comunità afroamericane. L’hashtag, dal quale poi ha origine l’omonimo movimento, inizia a diffondersi sui social media a seguito dell’assoluzione dell’omicida diciassettenne afroamericano Trayvon Martin. Dalla sua prima apparizione – marzo 2013 – fino a marzo 2016, l’hashtag è comparso su Twitter quasi 11,8 milioni di volte. In seguito sono nati anche #AllLivesMatter e #BluLivesMatters.
4- #BRINGBACKOURGIRLS
Campagna nata nel 2014 per la quale le celebrità e leader mondiali si sono fatti fotografare con un cartello con su scritto #BringBackOurGirls, allo scopo di liberare più di 200 ragazze rapite nel 2014 in Nigeria. La tragedia di queste adolescenti viene riferita dall’ex ministra dell’istruzione nigeriana Oby Ezekwesili che si impegna per prima in una serie di proteste dopo aver scoperto l’accaduto. Per giorni prova a lanciare una serie di hashtag su Twitter, ma quello sopra citato – che ha avuto il più grande successo – viene creato da un avvocato che la tagga in un messaggio sui social. Nel giro di un mese, #BringBackOurGirls viene usato più di 3,5 milioni di volte, grazie anche a personaggi famosi, tra i quali ricordiamo l’ex first lady Michelle Obama.
5- #ICEBUCKETCHALLENGE
Campagna virale lanciata nell’estate 2014 dalla ALS Association con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica).
La viralità è data delle regole che bisogna seguire per prendere parte all’iniziativa.
Consiste nel versarsi, o farsi gettare, un secchio d’acqua fredda sulla testa e successivamente fare una donazione all’associazione.
Negli USA sono stati condivisi 1,2 milioni di video su Facebook, mentre la sfida è stata menzionata 2,2 milioni di volte su Twitter. In Italia la AISLA ha raccolto quasi 2,4 milioni di euro da 51.461 donatori.
Nella foto Pete Frates, ex giocatore di baseball, a cui era stata diagnosticata la SLA e che ha dato il via alla campagna virale.

6- #TRASHTAG
#Trashtag è la sfida virale per pulire l’ambiente. Byron Roman lancia su Facebook una provocazione a tutti i “bored teens”: scattare una foto di un’area che ha bisogno di essere pulita e poi scattarne un’altra dopo averla sistemata. Il post è diventato virale, con una media di 20 like circa per post che pubblica, questo ne ha raggiunti ben 101.420!
Oltre che sensibilizzare le masse su tematiche ambientali, l’iniziativa ha creato qualcosa di concreto per il bene del pianeta, a giudicare dagli oltre 400.000 post pubblicati.
7- #NOTONEMORE
È una campagna nata come richiesta di una maggiore ristrettezza per l’utilizzo delle armi fatta dal padre di una vittima del massacro di Isla Vista. Il 27 maggio, durante un servizio funebre per le vittime, il padre chiede ai presenti di inviare cartoline a qualsiasi rappresentante politico che gli venisse in mente con la frase #NotOneMore e chiedendo norme più severe sulle armi da fuoco. Gli studenti che hanno partecipato al memoriale hanno retwittato l’hashtag ed in meno di 24 ore è stato ripetuto sulla piattaforma Twitter oltre 30.000 volte.
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